OVVERO Un dialogo.
C: E così, ci siamo.
F: A cosa?
C: Luglio è ormai finito, non mi rimane più molto tempo da passare qui.
F: Ma quanto sei drammatica. Ti manca ancora un mese. Guardi sempre troppo in avanti, goditi il momento invece. Vedrai che ne trarrai più soddisfazione.
C: Hai ragione, anche a giugno ho fatto questo ragionamento. Mi sentivo già arrivata in fondo, e invece non era così. E poi sono arrivate le Sommerfest, un altro Wagenhallen, nuove avventure. Solo che in questo momento tutti cominciano ad andarsene.
F: E’ vero, ma di cosa hai paura? Te l’ha detto anche Rob Breszny, qualche settimana fa. Per il tuo compleanno si chiude un ciclo, quindi devi festeggiare finchè puoi. Pensala come un rito di passaggio.
C: …
F: Le cose finiscono, e lo devi accettare. Prima o poi arriverò sempre io, a sorriderti e prenderti a braccetto, dicendoti: Ti sei dimenticata di me? E invece io sono ancora qua.
C: Lo so bene. E sto imparando, piano piano, che la bellezza delle cose dipende da te. Un’esperienza come questa è stata così intensa solo perchè sapevamo che sarebbe finita.
F: Esatto. E come il futuro ti ha portato qualcosa di buono qui in Germania, così magari te lo potrà anche portare nella tua prossima destinazione.
C: Quello che mi preoccupa non è il futuro. So che nella mia vita voglio fare qualcosa di grande. Nell’ultimo anno ho vissuto tante esperienze meravigliose, e so che ce ne sono altrettante ancora da vivere. No, sono preoccupata più di tutto da me stessa.
F: Eh? Cosa stai dicendo?
C: Non ho mai avuto una percezione di me così chiara come in questo momento. E’ questo il vero miracolo dell’Erasmus, questo il motivo per cui tutti lo narrano come un’esperienza fondamentale: si impara a conoscere se stessi. Si arriva qui con un’idea di sè che viene puntualmente sconvolta dopo le prime nuove esperienze: si cambia, si stringono rapporti in fretta, si fanno esperimenti nuovi. Ed è proprio in quel momento che si scopre qualcosa di sè che non si avrebbe detto.
Quello che ho scoperto mi ha reso, in questi sei mesi, una persona felice. L’armonia che ho trovato mi fa sentire in equilibrio come non lo sono mai stata. Sono ancora incantata dalla luce che vedo. E ho paura che, una volta tornata indietro, questa luce si possa spegnere.
Forse a fine agosto aprirò gli occhi improvvisamente nella mia camera di Verona. Mi stiracchierò, mi guarderò intorno, e me ne renderò conto. Io sono ancora lì, nella mia vecchia vita.
Forse è stato tutto solo un sogno.
F: Che allegria…
C: Già, scusami, per quanto mi riprometta di smettere di pensare troppo, un piccolo fondo di me rimarrà sempre pieno di paranoie e complicato. Un’altra birra?
F: Perchè no.
C:…
F:…
C: Mi viene in mente quella poesia di Stefano Benni.
F: Quale?
C: Il filosofo. Quella che dice: Non riesco a capire / Le cose continuano a finire.
F: Adesso smettila.
C: Tu me lo dici!
F: Certo! Se Stoccarda è stata solo un sogno, allora potenzialmente qualunque esperienza nella tua vita può esserlo. Ti svegli una mattina e non ti sei mai laureata. O peggio, devi ancora fare l’esame di maturità. Sai trovarti adesso nel tuo vecchio liceo, dopo tutta la strada che hai fatto?
C: Oddio, mi gira la testa a pensarci.
F: Apri gli occhi, vedi la luce, e sei improvvisamente tornata bambina, mentre attendi di partire per la montagna con i tuoi genitori. Ti svegli, e lui c’è ancora, è lì che dorme accanto a te. Non ti sembra assurdo pensare una cosa del genere?
C: Va bene, è successo tutto davvero. Ma perchè la mia vita è cambiata così all’improvviso? Perchè, dopo una vita passata a lottare contro me stessa, improvvisamente ogni tassello del puzzle è andato al suo posto?
F: Questo me lo devi spiegare tu! Sei tu quella che hai fatto tutto. Evidentemente dovevi solo capire chi eri. E credimi, capisci chi sei solo affrontando le esperienze nuove. E tornando sempre ad incontrarmi.
C: Tornare, tornare… Tornare…
F: Prima o poi lo devi fare. E ciò che hai capito qui, nessuno te lo può portare via.
C: Non capisco. Dovrei lasciarmi alle spalle tutto questo? Tutto il nuovo mondo che mi sono creata e in cui sto vivendo?
F: No, devi proprio fare il contrario. Stai ancora un po’ qui. Festeggia, divertiti, canta con tutta la tua voce in mezzo a una città che dorme. Bevi un’altra bir… no, forse questo è meglio di no.
C: Spiritoso.
F: Balla senza preoccuparti di chi ti guarda. Cogli ogni goccia, ogni atomo di questo periodo della tua vita che se ne va. Ma poi devi tornare. Devi tornare nel vecchio ambiente, lo stesso che hai lasciato perchè non ti sapeva più corrispondere. Quelle due città in cui ti sei sentita così bene negli anni scorsi, eppure che a febbraio ti stavano ai piedi come due scarpe spaiate e scomode. Ma ci torni diversa, con un nuovo bagaglio di esperienze e consapevolezze. Te lo dicono anche gli U2. The only baggage you can bring is all that you can’t leave behind.
C: E allora, se mi citi anche il gruppo della mia adolescenza, devo proprio darti retta.
F: Fidati. La nuova sfida che viene avanti, quella di riuscire a mantenere tutti i tuoi cambiamenti, sarà proprio la conferma che è successo davvero, che non è stato tutto un sogno. Prima di Stoccarda ti sono cresciute le ali. A Stoccarda hai imparato a volare. E ora che lo sai fare, devi solo scoprire dove queste nuove, magnifiche appendici che ti sono spuntate ti potranno portare.
C: Come mai ogni volta che ci siamo incontrate abbiamo litigato, e questa volta invece riusciamo a parlare?
F: Perchè finalmente stai accettando che esisto, e stai riconoscendo il mio valore. Mettere la parola che è anche il mio nome, FINE, a conclusione di ogni esperienza è davvero importante. Accetta il fatto che io e te periodicamente ci rivedremo. E tu lo puoi fare.
C: Sarà fatto. Ci proverò con tutte le mie forze. Il mio cuore sarà colmo di gratitudine per tutto quello che ho avuto la possibilità di vivere, non semplicemente triste perchè è finito.
F: Così mi piaci.
C: Ma un altro paio di settimane me le potresti concedere!
F: Comincio a pensare che tu sia proprio incorreggibile.
Colonna sonora: Ruby Tuesday (The Rolling Stones)